[ Rispondi | Avanti | Indietro | Su ]
Autore: Carmen
Email: carmen, carmen, etc
Remote Name: 82.89.226.56
Date: 03/07/2006
Time: 07.55
Premetto che io ero d'accordo che il bambino tornasse a Cuba, in quanto la patria potestà mi sembra un diritto inalienabile. Non credo che a Eliàn mancherà la leche, a tutti gli altri bambini si, ma a lui no. Questo mi sembra un tipico caso della schifezza dei giochi di potere tra La Habana –Miami, ove ognuno pensava a fare politica e propaganda e il bambino era la cosa meno importante. Per sfortuna di Miami e per fortuna di Castro, la legge (e la logica) stavano da parte di quest’ultimo. Al meno io la vedo così (e così la vide anche il presidente degli Stati Uniti).
Dopodichè, semmai io farei fare al padre un enjuague de cocuyo… Cmq., ciò che volevo dire è che ho benissimo in mente l’immagine del padre in terra statunitense, che leggeva un discorso propagandistico. Evidentemente era stato scritto da qualcuno con un livello intellettuale molto superiore a quello del padre di Eliàn, e infatti lui non riusciva a decifrare le parole. Non era un discorso di emozione davanti alle telecamere… proprio non conosceva le parole lì scritte… e la cosa era così ridicola che mi faceva pena quell’uomo-burattino che parlava attraverso il discorso di un ventriloquo.
Ai tempi di Eliàn, lo slogan era LIBEREN A ELIAN dappertutto. E girava una barzelletta del tipo:
Anno 2015, un uomo appoggiato sul muro del malecòn ripete ossessivamente LIBEREN A ELIAN, LIBEREN A ELIAN. Passa una signora e gli dice “signore, credo che Lei stia facendo confusione, la storia di Elian è accaduta molti anni fa, e il bambino tornò a casa”. E lui, “signora, lo so benissimo. IO SONO ELIAN”.
….Non troppo divertente ma molto realistica…..
Besos