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Autore: Carmen
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Date: 25/10/2006
Time: 13.14
Certo, diventano improvvisamente confusi perchè hanno vissuto tutta la vita sotto il comando di un unico sistema, nonchè di un'unica persona. Anch'io conosco molte persone che hanno accesso ai canali, ma sono le stesse persone che vivono in una cuadra dove c'è un CDR che organizza Actos de Repudio, che vanno dalle offese verbali al linciaggio, contro chi si oppone. E sono le stesse persone che stanno ogni giorno a contatto con i cubani che non hanno accesso a questa informazione. Affinchè ci possa essere un cambiamento, l'accesso all'informazione deve essere massiccio, che la gente possa così commentare ciò che ha visto, anche se magari a voce bassa, come fa con la novela.
E poi a quale informazione? Ai film USA di III classe o alle isterie di Miami? Ci vorrebbe l'acceso alla parola della dissidenza interna, a chi proprone dei cambiamenti seri e pacifici.
Certo che ogni cubano tende a vedersi come un emigrante economico. Anche perchè in realtà lo siamo quasi tutti. A meno che uno non esca da Cuba in qualità di esiliato politico, in linea di massima siamo tutti emigranti economici. Se non chè, poichè veniamo da un sistema totalitario e socialista, che ha causato l'attuale crisi economica a causa delle proprie scelte, siamo tutti emigranti politici. Siamo entrambe le cose, caro Franco, ma questo è difficilmente comprensibile per molti di noi, ed anche per tanti nel mondo. Perchè se, dal mio punto di vista, l'economia e la politica non si possono separare nemmeno in democrazia, figuriamoci sotto un sistema totalitario basato sul monopolio dello Stato.
Tuttavia, la netta ed illusoria separazione delle due cose è una valvola di sfogo psicologica per i cubani, che in questo modo riescono a protestare per la terribile situazione, senza mettere a repentaglio la propria incolumità andando a toccare le fondamenta del sistema. L'abbiamo ereditato, è quasi genetico. Poi, certo che non tutti siamo così, io sono sempre stata una rompipalle, ma dipende molto anche dalla zona geografica di Cuba della quale stiamo parlando.
Il semplice "salto" fuori da Cuba non può cambiare istantaneamente il plagio di cervelli a cui siamo stati sottoposti. Molto dipende del dopo, dalle persone con cui ti circondi e dalla vita che fai. Se una cubana che la pensi nella maniera tipica del regime, sposa un italiano fan di Castro e Che Guevara, che, usando gli strumenti che ha ottenuto in democrazia, convince la sua coniuge della logica del sistema castrista, è poco probabile che una persona adottrinata dalla nascita a non avere criteri al di fuori del dogma del regime, cambi opinione. Anzi, si sentirà orgogliosa e fiera che le sue "tradizioni" vengano apprezzate (tradizioni di chè?, è stato Castro che ha cancellato le nostre tradizioni, imponendoci un sistema che non ci apparteneva).
Personalmente, la maggior parte dei cubani che conosco hanno cambiato visione del mondo all'estero. Ho amici sparsi in mezzo mondo (come la maggior parte dei cubani, perchè a Cuba rimangono solo i vecchi, i bambini, e quelli che non trovano la maniera di andarsene), ed il tema ricorrente quelle volte che riesco ad incontrarne qualcuno è proprio quello: "il prima" e "il dopo". Come si vedeva il mondo prima, come lo si vede ora.
El problema non è solo di disinformazione o solo di repressione, ma è l'unione di tutti e due, legato all'adottrinamento che ha luogo sin da tenera età. Guarda che tu puoi pure vedere delle immagini, ma se non hai sviluppato gli strumenti critici necessari ai fini di interpretare la realtà, continuerai a valutare il mondo in termini dicotomici come "il bene" contro "il male", "la ragione" contro "il torto", "i buoni" contro i cattivi"... e quindi secondo questo sistema, se qualcuno è nemico di un "cattivo", allora è un "buono". Secondo questo sistema, devi scegliere fra uno o l'altro.
Quindi non è solo un discorso di vedere la CNN. Ma di avere accesso alle idee dell'opposizione, ai loro obiettivi e proposte, alle loro critiche al sistema, che vanno molto oltre il "no es fàcil" ossessivo dei cubani.