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Autore: Carmen
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Date: 20/10/2006
Time: 09.38
Caro Frengo,
quando Marx profetizzava la rivoluzione proletaria, partiva da presupposti diversi. Il capitalismo si sarebbe rovesciato per un processo naturale, omogeneo (anche se non necessariamente “in contemporanea”) La storia stessa, la realtà circondante, i processi economici inerenti al sistema l’avrebbero portato al collasso. I lavoratori si sarebbero dunque alzati quasi in maniera automatica, o al meno seguendo un percorso deciso e predestinato dalla storia stessa.
Ora, se questi presupposti funzionassero, la situazione in Cuba si sarebbe già rovesciata da un bel pezzo, perché il sistema è collassato da una vita.
Sicché i lavoratori del mondo non hanno mai messo in pratica le profezie di Marx, anzitutto perché vi sono differenze e pluralità di obiettivi all’interno del mondo proletario, ma anche perché gli esperimenti al riguardo hanno dimostrato che l’ideologia marxista porta il popolo a dipendere dopo da un unico capitalista sfruttatore, lo Stato, che in mancanza di concorrenza, può permettersi di avere i prezzi e gli stipendi che desidera, e vietando gli scioperi e la libertà di espressione, garantisce questo “consenso costretto” di cui sono vittime le persone in questi sistemi.
Ed a Cuba, pur avendo i presupposti economici e storici necessari ad un cambiamento, non ci si arriva a causa del ferreo controllo dei mass media e l’istruzione, interamente in funzione della propaganda del regime. Quindi, non sono i processi storici inerenti ai sistemi, sono gli atti di chi sta al potere, quelli che determinano la situazione. Se questa cortina di ferro potesse essere infranta, se la gente entrasse a contatto con l’informazione non castrista e con il mondo reale, la situazione precipitava. Sicché, il cambiamento a mio avviso avverrà se si riuscirà a rompere questo vero e proprio embargo informativo, oppure, (forse?) come tutti sappiamo, fra anni e anni, quando la soluzione biologica si porterà via tutta la vecchia guardia del Partido Comunista. Ma in ogni caso, non è un problema di evoluzione storica, che passa dal punto A al punto B e poi al C, anche se capisco che chi per una transizione 100% democratica questa soluzione a lungo termine appaia attraente… soprattutto se uno non sta là a “luchar”.
Il problema è informativo, il problema è il controllo totale ed unilaterale dell’informazione e l’istruzione. Sinceramente mi rimane difficile credere che i futuri giovani cubani possano arrivare a queste conclusioni fra 10 anni, se la situazione continua identica a quella di oggi in termini di informazione e reclutamento. Sarebbe già successo, visto che sono 47 anni di regime e 17 della caduta del muro di Berlino. Eppure non accade. Quante generazioni mancano per arrivare a tale conoscenza? Da dove verrà presa? E come mai quando la gente esce di Cuba, da qualsiasi generazione provengano, vedono il mondo con altri occhi?