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Autore: Frengo
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Date: 14/07/2005
Time: 09.57
La tua è una delle storie che a fa andare il sangue al cervello anche al più redento degli uomini. Nel 98, attraversando in macchina la montagna tra Santa Clara e Trinidad (credo che si chiami Tope de Cojantes), a una curva la macchina non ha sterzato ed è finita nel burrone con dentro me, mia figlia, la mia ragazza e una sua amica. La fortuna volle che un ceppo di albero ha fermato la corsa del mezzo verso il basso. Noi chiusi dentro con la macchina capovolta e per fortuna che subito è accorsa della gente a tirarci fuori. Risaliti sulla strada abbiamo visto che tutte le macchine che arrivavano facevano il testa coda o quantomeno slittavano. In quella strada, che sconsiglio, i camion che la percorrono perdono l’olio che penetra nell’asfalto e quando viene a piovere il peso specifico minore dell’olio lo fa risalire in superficie. Arriva una furgonetta con una catena per tirarci fuori e contemporaneamente arriva una macchina della polizia. Il poliziotto che ci vede bianchi in volto non ci chiede neanche come stiamo e sentenzia che la colpa è nostra perché andavamo troppo veloci e questo davanti alle macchine che pattinavano. Ci hanno portato fino a Trinidad e c’è voluta un’incazzatura feroce di mia figlia perché cambiasse il verbale. Nel frattempo la cosa che lo interessava di più era perché due stranieri (io e mia figlia), stessero in macchina con due cubane. A Trinidad esausti ci fermiamo in un ristorantino per mangiare. Il gestore ci disse che non ci avrebbe servito perché gli stranieri con i cubani non potevano mangiare assieme. Alla fine siamo scesi al compromesso che le cubane avrebbero mangiato a un tavolo e noi a un altro. Ho guardato l’atro tavolo, l’amica della mia ragazza stava piangendo dall’umiliazione. Questa è Cuba. Di queste cose potrei scriverne un libro intero. Mi hanno sempre detto che se vogliamo andare in quel paese dobbiamo sottostare alle loro leggi e aggiungo io alle loro sopraffazioni. Veramente abbiamo un amore smisurato e un pò masochista per quel paese per continuare ad andarci. Saluti da Frengo