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Re: CUBA   TRA UN SECOLO E L'ALTRO

Autore: luca
Email: ambarabaccicciccocò
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Date: 11/03/2003
Time: 12.49

Commenti

Il post di Mario mi è piaciuto molto. Spedito, ironico, caricaturiale ma veritiero. Irresistibile l'espressione "i dollari hanno un colore verde ricordo", meno l'uso dei puntini di sospensione. Indubbia la conoscenza di Cuba che esso rivela. Come Camillo, non concordo con la chiosa finale, dove si rimprovera ai cubani di non esserci riconoscenti. Perché esserlo, se il nostro contributo è stato quello di far arrivare sull'isola orde di compatrioti il cui scopo (appieno conseguito) era quello di intrattenere rapporti sessuali con mogli, figlie e sorelle degli indigeni ? Semmai i cubani dovrebbero essere più riconoscenti verso il Vaticano, che negli ultimi tempi ha dato una mano ad attenuare l'isolamento politico ed economico, ma sarebbe un po' come bestemmiare.

Giustamente Carmen ci ricorda che la storia di Cuba non comincia negli anni '50 con la rivoluzione: immediatamente prima, l'Isla era il casinò ed il casino degli USA. E adesso che, secondo le probabili profezie di Mario, si appresta a diventarlo di nuovo, il cerchio si chiude. Nel mezzo, quaranta anni contro natura. Perchè Cuba è americana più di quanto apparentemente sembri e non potrebbe essere altrimenti. L'indipendenza cubana dagli spagnoli l'ha fatta la flotta statunitense, Miami e l'Isla sono divisi da poche bracciate, il dollaro è la moneta nazionale, il baseball lo sport nazionale, e così via elencando.

Sarei meno critico con Fidel, che chiamo per nome visto che non ho motivo per chiamarlo "tu sai chi". Lui, che è riuscito in tutto ciò che sembrava apparentemente impossibile, ha dovuto rassegnarsi dinanzi ad un solo problema: cambiare la moralità del popolo cubano. Egli è riuscito ad impiantare il comunismo in un ambiente del tutto antitetico (per geografia, clima, costumi, mentalità) rispetto a quello dei paesi dell'est in cui è nato, è riuscito ad annaffiarlo quotidianamente proprio sul davanzale americano, è riuscito a sradicare dalla società l'oppio dei popoli, a sfuggire a decine di attentati, a non mollare dopo essere stato mollato negli anni '90 dalla Grande madre sovietica, che fino a quel momento mandava i frigoriferi ed i ventilatori, è riuscito a sfamare il suo popolo con l'aria ed a dissetarlo con il ron annacquato, a far spostare i cubani sopra macchine del tempo che fu, tenute insieme con lo spago, persino a far funzionare bene qualche clinica affinchè dimostrasse all'estero la bontà della scienza locale.

Ma di fronte alla morale della società, non c'è ideologia o inventiva che tenga. E lui, che scemo davvero non è - altrimenti non sarebbe riuscito a farsi rieleggere proprio l'altro ieri a Capo dello Stato per altri 5 anni - ha dovuto prendere atto e, animato dalla quella visione economica molto originale e poco keynesiana, di cui ripetutamente ha dato prova, ha finito per affidare buona parte delle sorti economiche del paese alle jineteras, divenute vere e proprie ambasciatrici di Cuba all'estero.


Aggiornato il: 10 dicembre 2011