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Autore: luca
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Date: 28/02/2003
Time: 12.09
L'atteggiamento di Andy è quello giusto. Ovviamente, perché Andy ha avuto il culo di incontrare quella giusta, che come lui "si sforza". Anche molti altri di questo forum l'hanno incontrata. Tutti però appartenenti ad una minoranza, perché gli altri - la maggioranza - che leggono anch'essi CTQ, non possono dire lo stesso quanto a disponibilità ed attitudine coniugale dell'attuale o futura sperata consorte. Eppure anch'essi ci avevano creduto davvero, anch'essi si erano sforzati (ma da soli)... Anche a me per altri aspetti piace talvolta andare controcorrente, dimostrare che sono un'eccezione alla regola, ma cerco di non dimenticare mai (e quando lo dimentico sono cazzi amari per me)quale è la regola, ovvero, per usare la felice espressione di Andy, di non mettere la testa sotto la sabbia. Ai matrimoni tra cubani viene data un'importanza relativa. Spesso durano dalla mattina alla sera e vengono dimenticati come raffreddori. Come i figli nati da quei matrimoni, che i padri finiscono per ignorare e che per volere delle madri troppo spesso crescono soli con la abuela, vera figura fondamentale della famiglia. I matrimoni vengono festeggiati più o meno come i compleanni, anzi probabilmente con meno enfasi dei "quinze anos", passaggio rituale all'età adulta. Perché la nonna è quella che si fa carico della prole? Perché finché si è giovani quello che più importa è gozar Y bailar Y singar, ai piccoli ci pensi chi è vecchio e non ha più la possibilità di fare le cose più importanti della vida. Sapete quale grande valore abbiano i diversi significati delle parole per spiegare le differenze tra le società ("Stat rosa pristina nomen, nomina nuda tenemus"): vediamo allora le parole "marito" e l'espressione "amore mio". A Cuba se chiedete un'informazione qualsiasi ad una donna (anche ultraottantenne, l'eros non c'entra niente) con tutta probabilità vi sentirete rispondere con estrema naturalezza "mi amor", frase che può ricorrere anche tra cubane che non si conoscono affatto, ad es. nel caso della cubana che chiama l'operatrice telefonica. Da noi "amore mio" si dice al partner o al figlio, perché se lo si indirizza ad altra persona, magari sconosciuta, si fa una forzatura innaturale e l'espressione acquista il significato opposto, cioè di scherno o sarcasmo. Conoscete la facilità con cui a Cuba si chiama "marido" anche il fidanzato o soltanto l'accompagnatore-scopatore del momento. Da noi sono poche le ragazze che chiamano così chi non è legato con loro da matrimonio in pompa magna; quelle che lo fanno, di solito per qualche ragione desiderano far credere proprio di essere sposate, anche se non lo sono. Ebbene questo modo annacquato di riferirsi verbalmente all'amore ed al matrimonio riflette il modo annacquato con cui i cubani concepiscono le due cose. Per noi il matrimonio dovrebbe essere (anche se spesso non lo è, ma così è sentito dalla società) una cosa molto seria, di carattere tendenzialmente stabile e duraturo, che comporta vantaggi per la coppia ma al tempo stesso dei doveri e sacrifici, sicuramente una limitazione della libertà individuale a vantaggio di quell'entità superiore che ne risulta, cioè la famiglia con tanto di eventuali figli. Le cubane hanno l'innata tendenza a guardare soltanto il versante dei piaceri e dei diritti che a loro derivano dal matrimonio, piaceri e diritti senz'altro superiori nel caso in cui sposino uno straniero. I piaceri consistono in tutti gli agi e le possibilità che la nostra opulenta civiltà occidentale offre loro, di cui spesso, nonostante (anzi forse proprio per) l'educazione rigorosamente comunista che hanno ricevuto, finiscono per apprezzare negli aspetti più consumistici e triviali, che ripugnano persino noi che ci siamo vissuti perennemente a contatto. I diritti non dovrei nemmeno starvi a dire quali sono: espatrio, cittadinanza straniera, mantenimento da parte del marito, libertà di circolazione sconosciuta in patria, ecc... Quello di cui "si dimenticano", statene pur certi, sono i doveri che nascono dal matrimonio, nei confronti di colui tenuto a rispettarle ed a farle stare bene (ci mancherebbe altro). Spesso non esistono orari per la sveglia, per i pasti, per il rientro a casa anche la notte, mentre si sa che la vita di quella microcomunità che è la famiglia deve essere per forza scandita da un minimo di regole di convivenza, regole che le cubane non tanto non accettano, ma neppure riescono a concepire. Il dovere più frequentemente trascurato è quello della fedeltà, concetto per loro arcaico ed anacronistico, frutto della "smania di possesso che fu prealessandrina", per dirla con Battiato. O almeno, trascurato come dovere, non certo come diritto, perché se a fare le corna è l'uomo, allora partono delle scenate pubbliche che sono la fine del mondo, allora sì che loro hanno la tanto attesa giustificazione per fare ciò che vogliono e per avere tutto ciò che desiderano. Non starò a fare la classificazione di tutte le mancanze di parte cubana, sia perché allo scopo è sufficiente scorrere i vari post di chi ha vissuto l'esperienza, sia perché vi sarà sempre chi farà notare che analoga catalogazione può farsi anche per le mancanze del marito italiano (le quali, ad essere sincero, non mi paiono simili per numero o per gravità: ma forse è la solita differenza di prospettiva fra "noi" e "loro"...). [FINE DELLA 2^ PARTE - SEGUE NELLA PROSSIMA PUNTATA]