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Autore: Enrico
Email: che_guevara_51@hotmail.com
Date: Friday 01 February 2002
Time: 08.15
Ciao Ernesto (Marco), il postulato, di per se è correttissimo e di valore universale "CUBA AMARLA E... LASCIARLA LI'", come, anche, per altri versi, Sri Lanka, Tibet, Nepal, Pamir, ...Italia... "amarle e... lasciarle lì". Cuba ha, dalla sua, alcuni add-on particolari ed esclusivi: il clima (banale, ma è così); l'antica quasi-eterna guerra anglo-spagnola con tutte le sue storie di pirati, corsari e bucanieri; una pluricentenaria mescolanza razziale che ha, infine (grazie anche ad un determinato susseguirsi di eventi socio-politici) prodotto questo popolo realmente unico nel suo genere (tranne forse, delle similitudini, più caratteriali che culturali, con il popolo brasiliano). Un popolo che è così perché COSI' si è plasmato nel corso della sua storia. Ma attenzione: le caratteristiche generali di un popolo (cioè di un insieme geograficamente e culturalmente omogeneo composto da milioni di individui) sono, in linea di massima, identificabili e "catalogabili". Il discorso però cambia, ed anche di molto, quando si passa dall'entità "popolo" ai suoi componenti, "individui". Li, nel bene e nel male, le emozioni e reazioni sono da un lato estremamente differenziate ("individuali", appunto) ma, dall'altro, in quella diversità, anche molto più simili a quelle di altri "individui" dislocati in qualsiasi altra parte del mondo, in un qualsivoglia diverso contesto culturale. In ogni caso, ovviamente, lo "spirito" di un popolo, cubano in questo caso, esiste e rimane tale solo se non viene decontestualizzato (che .azzo di brutta parola!). In realtà, questo discorso ci potrebbe e dovrebbe portare piuttosto lontano, ma non so se poi, in fondo, interessi realmente qualcuno, qui, o rischi di diventare uno sterile e sgradito off-topics! Hasta la victoria siempre (ma prima o poi dovremo definire di "quale" victoria estamos hablando)