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Dal Corrirere della Sera...

Autore: birramoretti
Email: il gusto della sincerita'
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Date: 27/03/2008
Time: 11.23

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«Socialismo, ma con meno proibizioni» La figlia di Raúl Castro, sessuologa e scrittrice: «Ci vorrebbe anche per Cuba un Rinascimento italiano» Essere la figlia di Raúl e dire tranquillamente: «Il "permesso di uscita" da Cuba andrebbe abolito; gli hotel non dovrebbero essere riservati solo ai turisti; bisognerebbe garantire libero accesso a tutti gli strumenti elettronici...». Certo, sono state «proibizioni necessarie», ma appena ce ne saranno le condizioni potrebbero essere rimosse. «Contrasti con mio padre? Ne ho avuti sin da bambina — ride — su tutto: da come si apparecchia la tavola alle vicende politiche». Ma non sulle questioni di fondo: «Oggi è lui il mio principale alleato». Mariela Castro Espín, il volto vivace del socialismo cubano. Nipote di Fidel, secondogenita dell'attuale presidente, da bambina leggeva Heidi, racconta, «mia madre poi mi diede un libro su Leonardo Da Vinci che mi piacque moltissimo». La biografia di Garibaldi di papà, invece, rimase sullo scaffale, con lui piuttosto guardava i film di Charlie Chaplin. Oggi, 45 anni e tre figli, Mariela è sessuologa impegnata per i diritti di omosessuali e trans, dirige il Centro nazionale di educazione sessuale (Cenesex), scrive testi sulla pubertà e ha una grande passione per Roberto Benigni: «Lo adoro, il suo film La vita è bella, ma anche lui come persona. Vorrei che questo messaggio gli arrivasse... ». In attesa di risposta, ha in programma di andare al cinema a vedere Caos Calmo: nella lista dei preferiti c'è pure Nanni Moretti, «nella Stanza del figlio ho pianto come se il figlio fosse mio...». Il secondo marito fotografo palermitano («Ma italiani e cubani, tutti machistas — ride —, stessa cultura latina...»), Mariela nel nostro Paese è di casa: «Ah, il David di Michelangelo... Mi piacerebbe che il socialismo cubano fosse come il Rinascimento, un rinascimento in tutti i sensi: quello che è mancato all'esperienza del socialismo...». L'ultima occasione per superare l'Oceano e atterrare ieri a Malpensa è la Fiera internazionale del libro per ragazzi che apre il 31 a Bologna, dove presenterà Cosa succede nella pubertà? (tradotto in italiano da Giunti). Da dove viene il suo interesse per questi temi? «Alla Facoltà di Pedagogia mi occupavo di età prescolare. Mia madre Vilma (pioniera a Cuba nel campo dei diritti delle donne, morta nel 2007, ndr) aveva avviato da tempo un lavoro sull'educazione sessuale, progressivamente me ne sono interessata anche io». Con il Cenesex ha raggiunto obiettivi che anche associazioni italiane reclamano, come le cure ormonali garantite dal servizio sanitario pubblico. Quali ostacoli ha incontrato? Si può dire che Cuba è un Paese omofobico? «Io direi che a Cuba c'è un'omofobia light, non aggressiva, non si hanno casi di persone uccise o picchiate perché gay, come succede in Europa o negli Usa. C'è stato un periodo più difficile negli anni '60-'70, è vero, quando però c'era un rifiuto dell'omosessualità in tutto il mondo. Poi a partire dal lavoro sui diritti delle donne si è arrivati a riconoscere anche il diverso orientamento sessuale». Suo padre che cosa pensa della sua attività? Le dà consigli? «Molti anni fa, a un Congresso delle donne cubane mio padre disse pubblicamente che mia madre lo aveva aiutato molto a cambiare mentalità. E che anche io lo avevo aiutato... Mi dice sempre di procedere come faceva mamma: con attenzione, rispetto, delicatezza. Senza strappi. Così ho fatto». Che presidente sarà suo padre? Visto dall'Europa, rispetto al fratello sembra dare segnali di apertura. Nel discorso di insediamento, lo scorso 24 febbraio, ha accennato alla riforma monetaria e alla rimozione di molte proibizioni... «I cambiamenti a Cuba ci sono dal primo gennaio '59, è l'Europa che non se ne accorge. Cuba è un Paese in rivoluzione, in cambiamento costante. Le trasformazioni di questo periodo non dipendono dal cambio di presidente, Fidel continua a essere il comandante e tutte le decisioni sono prese con lui». Ma si tratta comunque di due leader diversi... «Certo, hanno personalità distinte, Fidel fa discorsi lunghi, profondi, filosofici. Mio padre è più rapido, i discorsi lunghi lo innervosiscono. Fidel guarda all'obiettivo finale, non perde mai la visione strategica. Papà la trasforma in realtà palpabile, in passi quotidiani. Sono complementari». Già dalla malattia di Fidel, nel luglio 2006, sembra essersi schiuso uno spiraglio per opinioni diverse. Il Paese si sta aprendo alle critiche? «Ma noi cubani siamo molto critici con Cuba! Non è vero che non c'è libertà di espressione! Forse sì, adesso più di prima, la gente pensa che la propria opinione meriti di essere ascoltata e parla. Anche io considero diritti costituzionali poter andare in un hotel (come aveva rivendicato, con scandalo, uno studente universitario davanti al presidente del Parlamento Alarcón, ndr), avere accesso a computer e apparecchi elettrici, abolire il "permesso di uscita", risolvere il problema della doppia moneta... Il punto è che a Cuba c'è la volontà politica di riconoscere gli errori e di avanzare senza perdere di vista l'essere umano e le sue necessità. Lo spazio per discutere e proporre c'è, nella cornice del socialismo. La maggioranza dei cubani vuole che si mantenga il socialismo, ma che sia gestito meglio. Come ogni Paese, dobbiamo trovare la nostra via..


Ultimo aggiornamento: 01-04-08