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Quanto piu' si coltiva la fragilita', tanto piu' ci si rafforza

Autore: birramoretti
Email: il gusto della sincerita'
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Date: 15/11/2007
Time: 14.20

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Ci e' stato costantemente trasmesso, inculcandoci l'ennesimo giudizio di valore, che la fragilita', la tendenza ad infrangersi di fronte alle pressioni sia male. Ma quanta forza sussiste, in realta', nell'essere in grado di ammettere le proprie falle e, nel lasciarci toccare, sconvolgere dagli eventi di vita. Agli estremi le due polarita' fragilita' e forza. Ci e' stato insegnato fin da piccoli a stare composti a tavola, a salutare con sorriso gli estranei, anche quando non ne abbiamo voglia, a non piangere in pubblico nel caso dei maschi, a non urlare in modo sguaiato alle bambine.Tutto fin da bambini era ben definito, e noi ci siamo trovati a seguire una serie di norme e regole che non ci appartenevano, ma che abbiamo ritenuto importante fare nostre per ricevere amore e attenzione dai nostri cari. Arriva un giorno in cui, pero' tutto questo ci sta stretto, come un vestito ormai sfuggito di misura, senza accorgecene, andiamo in giro cosi' mentre una parte di noi ne sta confinata in un cantuccio, nell'attesa di avere il coraggio di svelarsi. Cosa accade se scopriamo di possedere la forza e il coraggio di essere noi stessi? Cosa si potrebbe verificare di cosi' irreparabile? Ci sono sostanzialmente due estremi di noi che fatichiamo a riconoscere, accettare, manifestare e che confiniamo nell'ombra: forza e fragilita'. Per fare un esempio, una manifestazione di fragilita' possa sottendere una grande forza e' il pianto. Quanti di noi, uomini e donne, non piangono ne in privato, ne tantomeno in pubblico?Mascherare, sopire, al limite sopprimere i sentimenti, le emozioni e' veramente una manifestazione di forza? Ci porta lontano da noi, ci fa perdere il nostro centro, e' il farsi travolgere non coinvolgere. Evitare il coinvolgimento e' andare contro natura, crearsi una corazza, indossare un'armatura, qualcosa che ci rende superficiali, che ci priva del contatto autentico con noi stessi e con chi ci sta attorno. Crediamo cosi' facendo di proteggere il cuore, ma questo non viene piu' illuminato, ne puo' irradiare la sua luce e il suo calore, e rischia di perdere la sua reale essenza. E' questo un valido compromesso di vita? Non vale forse la pena rischiare di farsi trafiggere, ma di potersi sentire liberi di muovere e di esprimesi con tutto il proprio essere? Anche perche' poi, di fatto dall'esterno non giungono solo sofferenze, ma anche gioie, e se si e' troppo corazzati, se ci si lascia scivolare tutto addosso, se non ci si fa permeare da alcunche', si rischia di perdere ogni manifestazione e vissuto, piacevole e non che sia. Se continuiamo a credere, che la vita e' solo una lotta, una guerra, una sofferenza, se ci ostiniamo a pensare che si debba sempre averla vinta, che sia necessario arrivare per primi, che si debba essere al centro dell'attenzione, andremo avanti come dei carri armati, che tutto schiacciano, nulla rispettano e ancor meno vivono. Se al contrario, ci poniamo in un'ottica differente, se cominciamo a vivere la vita come possibilita' , opportunita', gioia, dono, anche la nostra attitudine verso l'esterno muta. Siamo tutti debitori, cominciamo a riconoscere e celebrare con riconoscenza questa nostra condizione. Con questa disposizione d'animo diviene possibile sviluppare una maggiore propensione al dare e al ricevere, alla gratitudine, al coraggio, alla responsabilita'. In tal modo non ci si sente piu' costantemente nel diiritto di avere, ma al contrario, dei grandi debitori, non si considerano gli altri come nemici, ma come amici, che ci siano simpatici o meno, che ci abbiano fatto star bene o male, perche' e' proprio dalle prove che la vita ci propone che possiamo evolvere, crescere, maturare. E sorge anche un altro importante vissuto: la capacita' di affidarsi, che sconfigge il senso di vuoto, di solitudine, per aprirci ad una dimensione piu' ampia in cui tutto si schiude ai nostri occhi e di cui anche noi ci riconosciamo parte. Forse vale proprio la pena di smettere di ragionare per opposizione, contrapposizione, di cercare di criticare, giudicare, incasellare. E' ora di sviluppare un pensiero da adulti, indipendentemente da quello che e' stato il nostro passato, dai torti, dalle sofferenze o ingiustizie di cui riteniamo di essere stati vittime. Siamo gia' illuminati, siamo gia'' "perfetti" cosi' come siamo. L'unica vera missione che abbiamo e' essere semplicemente noi stessi, e' il percorso dell'individuazione, che si esplica per tutta la vita terrena, che vede una realizzazione, un'espressione autentica di se', pur nel tentativo di conciliare le richieste che il mondo ci pone. Il nostro potere e' qui, adesso, facciamone buon uso.


Ultimo aggiornamento: 01-12-07