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Re: cuba (x Carmen)

Autore: Gorito
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Date: 28/09/2006
Time: 07.44

Commenti

Cara Carmen,

può essere benissimo che io mi stia confondendo alla grande. Di fronte alle faccende cubane io sono un umile viaggiatore che osserva, ascolta e impara. Noto allora, seguendo il tuo punto di vista, che il cambiamento dovrebbe soprattutto permettere alla classe medio-ricca di prosperare liberamente, cioè dare il modo a quelli già relativamente ricchi di diventarlo di più ancora .... e ai poveri di morire definitivamente di fame. Una prospettiva, da un mio punto di vista, non molto simpatica. Questo prospetterebbe un futuro per Cuba in piena linea con buona parte degli altri paesi latino-americani, con tanto di favelas, criminalità e tanta tanta miseria. E' questo che volete? Ho senz'altro capito male ...

Non venirmi a dire poi che la liberalizzazione dell'economia creerebbe posti di lavoro e benessere per tutti. E' forse vero in teoria, ma soltanto a lunghissimo termine: ricordati che l'Italia ha messo 25 anni a risollevarsi economicamente dalla seconda guerra mondiale e i paesi dell'ex-URSS ci stanno ancora provando dopo 17 anni, con un dilagare di mafie capeggiate principalmente dai membri del l'ex-nomenclatura, e dove i (pochi) ricchi imprenditori sono gli ex-dirigenti del KGB. Possiamo vedere ogni tanto in Tv il popolo russo protestare dicendo tutt'oggi che stava meglio sotto Bresnev. Credere che Cuba avrebbe un destino diverso dalla Bulgaria o la Romania è credere a Babbo Natale. Diventerebbe comunque, nel migliore dei casi, una nuova colonia economica dei paesi industrializzati. Personalmente nella lotta tra ricchi e poveri sto per principio dalla parte dei poveri e non posso non essere preoccupato, ad esempio, per la gente di Granma, la quale, a questo punto, sarebbe pienamente giustificata a difendere il castrismo che per lo meno garantisce loro un piatto di fagioli e una visita medica. Quale futuro per loro e quale alternativa al suicidio se non l'emigrazione in massa?

Infine, seguendo la tua analisi arriviamo a "quelli di Miami", i quali, finora, sono stati soprattutto bravi a sventolare bandierine e incamerare i sussidi del governo americano per finanziare le loro associazioni, le loro radio e i loro giornali, facendo spesso della dissidenza una vera e propria professione (Fidel crea più lavoro fuori che dentro Cuba). Se applichiamo alla lettera la tua teoria di liberismo, non vedo allora (premesso che un italiano potrebbe aprire un panificio all'Avana o comprare una villetta a Varadero) per quale motivo un cubano di Miami, sfrattato dal suo proprio paese, non dovrebbe poter recuperare i propri immobili (a costo di contrariare qualche nuovo ricco). A mio parere sarebbe un suo sacrosanto diritto. Avrebbe piena ragione di pretendere, a titolo di coerenza, l'applicazione di diritti uguali per tutti. Altrimenti non si chiamerebbe più democrazia.

Ciao. A presto. Joe Gorito

Ultimo aggiornamento: 16-11-06