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Autore: Gorito
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Date: 27/09/2006
Time: 16.53
Sono convinto anch'io, cara Carmen, che "i cubani" vogliono cambiare. Almeno una parte di essi: sicuramente quella parte della popolazione meno ambiente che spesso descriviamo in questo forum come gente che vive in casette con il tetto di guano, senza corrente e senza acqua, e che arranca per sopravvivere. E' una immagine stereotipata del "popolo cubano" che contribuiamo a diffondere e a confondere forse troppo spesso con "tutta" la popolazione cubana, come se si trattasse di un blocco unico e omogeneo. Tempo fa' avevamo fatto un discorso sulle classi sociali, ti ricordi? Ora non credi appunto che la scelta di cambiamento o meno sarebbe in fondo una lotta tra chi non ha niente da perdere (quella tipologia povera appena descritta) e un'altra fetta del "popolo cubano" che avrebbe invece molto da perdere in un cambiamento brusco? Cosa farebbero infatti tutti i politici attuali, tutta la nomenclatura dei capi, dei cdr, i poliziotti, i militari, i gestori di commercio, quelli che vivono in belle case requisite dallo stato, quelli che lavorano attingendo a man bassa nella valuta pregiata? Insomma è una lista di categorie già lunga e che potremmo allungare ancora. Non fanno parte anche loro del cosiddetto "popolo cubano"? Un dato interessante sarebbe avere una idea sulla consistenza numerica di questo secondo gruppo, anche se già sapiamo di quali mezzi disporrebbero per difendersi da una "insurrezione dei poveri" e preservare i privilegi ammucchiati in 47 anni di castrismo. Pensi veramente che una via democratica (avevi citato il Proyecto Varela) verrebbe a capo di una tale situazione? Non ci sarebbero invece, in un possibile confronto tra queste due facce della società cubana, tutte le premesse per una guerra civile?
Scusa per le tante domande. (è soltanto perché questa, tra le ipotesi, la vedo come la più spaventosa ... e purtroppo possibile) Ciao. Joe Gorito