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SAUDADE

Autore: franco.doc
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Date: 31/10/2006
Time: 04.51

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La saudade, il dolore più puro, è così puro quando piange, che il suo pianto trasfigura la morte che è notte scura in una notte di luna. Si Parla di saudade E si parla pure di morte. Non esiste saudade senza morte, senza perdita. Saudade... lo struggimento che accompagna un ricordo bello ma finito. Saudade di persone lontane o scomparse, saudade di situazioni già vissute, di giorni che non potranno più tornare... Anche se legata ad eventi gioiosi, è triste, la saudade. Amalgama e nutre il nostro tessuto interno, fatto di tempo. Unisce gli esseri umani tra di loro. Non esisterebbero cultura e tradizione, se non esistesse la saudade. Non guarda il futuro, ma non è neanche il semplice passato, la saudade: è qui, ora, dentro di me. È la forza che mi porterà a tradurre il mio passato. Senza saudade, come tornare ai giorni dell'infanzia, come mantenere vive le persone il cui respiro non posso più sentire? Solo con la saudade posso ricreare la terra lasciata. È la saudade che dà un senso al buio. IL BRASILE è saudade. Gli africani, venuti come schiavi, si ammalavano di tristezza nel ricordare la patria. Questa malattia si chiamava banzo, una saudade tanto forte che uccideva. I portoghesi avevano lasciato l'Europa del cinquecento per stabilirsi, con saudade, in una terra sconosciuta. Gli indios hanno cominciato pure loro a provare saudade di com'era il loro territorio prima dell'arrivo dei colonizzatori. La saudade può sfociare nella chiusura e nella rabbia quando, senza delle gratificazioni sostitutive, in una persona predomina il sentimento della perdita. Ma può portare alla creatività, se diventa il pozzo dal quale attingere l'acqua fresca e profonda che ha il colore della notte. Non è la saudade che spinge ogni scrittore a trasformare la propria sete in gioia di bere? Non è per caso la saudade il fondamento della filosofia di Platone o l'energia che ha spinto Dante ad arrivare in Paradiso? Tema costante dell'attuale narrativa migrante, la saudade è presente negli scritti di chi ha fatto dell'altrove la propria casa. Riconosco un residuo di saudade in molti dei miei racconti. In uno di essi, sorge addirittura un'ammazza-nostalgia (in portoghese si dice "matar a saudade", ammazzare la nostalgia, che sarebbe quel tentativo di non lasciarsi sopraffare dallo struggimento del ricordo). L'ammazza-nostalgia è uno strano personaggio che possiede un nostalgiometro per misurare la saudade... E Ana de Jesus, un altro mio personaggio, nel suo italiano sgrammaticato, si rivolge alla signora, presso cui lavora, per spiegarle che "saudade dentro di te è un grande orologio. Batte forte forte, sempre, sin fermare mai. Mattino, sera, notte, dentro di te, tom tom tom tom, l'orologio batte, ma tu non sai che ora è. Questo è saudade." Un ritmo interno a pulsare in sintonia con eventi distanti... Il ribollire costante di passato e presente finisce per creare una sostanza alchimica nuova. È dolore intriso di piacere. È pianto senza essere sterile. È il modo - forse l'unico - di vincere la morte.

Ultimo aggiornamento: 16-11-06