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Re: risposta a Dario Doridario x "vita di tutti i gironi a cuba"

Autore: Marco_blanqui_fresco
Email: marco_ita_63
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Date: 24/04/2003
Time: 05.11

Commenti

Che a Cuba siano meno liberi che in Italia tutti d’accordo (non fosse altro perché quantomeno una cosa in più noi la possiamo fare: scegliere chi ci governi durante una legislatura).

Ma il discorso libertà è molto più complesso di quello che può apparire a priori. In primo luogo la libertà è un diritto assoluto solo sulla carta (come l’integrità fisica, l’istruzione, la salute, etc.). Nella pratica è un privilegio, un bene, che possiede solo chi può permetterselo e mantenerlo (come gli altri diritti che ho citato).

Avere una costituzione che garantisca le libertà fondamentali è una gran cosa, ma appunto le libertà fondamentali vanno garantite, non scritte sulla carta e calpestate di fatto. Certo tutti i paesi dell’America Latina tranne Cuba hanno ormai costituzioni liberali, e chi vuole può girare liberamente, comprarsi qualsiasi cosa, scrivere quello che gli pare. O forse non è così ? E' meglio dire "chi può permetterselo", non chi vuole ... E in determinate situazioni la maggioranza della popolazione non può, semplicemente perché ha un ostacolo di fatto insuperabile: il dover sopravvivere.

Se per poter garantire la libertà a pochi privilegiati il prezzo da pagare è la schiavitù (perché la indigenza, quella totale, è schiavitù, come emerge chiaramente dai casi concreti citati da Claudio) di molti, penso che la libertà intesa come valore assoluto "alla occidentale" possa essere rimandata (assolutamente NON rimossa, voglio solo dire che la libertà come la intendiamo noi “privilegiati” del primo mondo va raggiunta, non piove dal cielo, e tantomeno da Washington [o da Mosca, un tempo]).

Per intenderci: ogni paragone con Cuba va sempre fatto con gli altri paesi dell’America Latina ugualmente poveri; dare per scontato che Cuba sia una specie di potenziale Miami che da decenni attende di poter esprimere le sue potenzialità imbrigliate dal regime è una tesi che, guarda caso, fa presa soprattutto tra i cubani di Miami, ma mi sembra poco realistica.

Per concludere: la mia idea è che Cuba debba assolutamente passare a un altro sistema socio-politico-economico, dopo decenni di un sistema che personalmente ammiro per quello che ha fatto in passato ma che oggi non riesce più a sopravvivere, e raggiungere la libertà, ma quella effettiva, non quella teorica. Il passaggio non può che essere graduale e guidato da una classe politica responsabile che mi auguro sarà in grado di farlo (e mi sembrava che recentemente la tendenza fosse quella, anche se ultimamente ho qualche dubbio). Un modello di libertà “alla albanese” non mi sembra auspicabile, ed è la cosa che più mi terrorizza per i miei parenti cubani che vivono lì, cioè decenni di socialismo e ti risvegli con il caos assoluto. Per vedere un caso molto simile a Cuba: il Nicaragua. Dittatura di Somoza, rivoluzione, sandinisti, contras (questi almeno Cuba non li ha ancora conosciuti) - democrazia. Chi ci è stato mi ha raccontato che tutto è tornato come prima.

P.s.: una considerazione personale. Ho l’impressione che i cubani siano più liberi di quello che si possa credere "sulla carta". Infatti i principali ostacoli alla libertà personale a Cuba provengono da una burocrazia a dir poco elefantiaca (cosa che abbiamo conosciuto in anni passati anche noi), ma loro che ci sono nati sanno benissimo come muovercisi dentro. Alla fine con qualche dollaretto o favore tutto si arregla (che poi è il discorso sulla libertà che facevo prima: è più un bene con un suo prezzo che un reale diritto, sia dove è garantita dalla costituzione, sia dove non lo è).


Aggiornato il: 10 dicembre 2011