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Autore: orishas
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Date: 02/02/2003
Time: 11.16

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Senno' leggete questo altro copia/incolla sempre di oggi:LA RETE DEL MALAFFARE Dalle nigeriane di Torino agli orfani russi: l’ombra di un racket nelle ambasciate di LUCIO GALLUZZO

ROMA - Atti di varie Procure (Roma, Milano, Torino, Civitavecchia, Frosinone ma non solo) tracciano il profilo di racket che dispongono di mezzi di trasporto adeguati a muovere masse ingenti di persone (navi, camion, autobus), e di un network per gestire tutta l'illegalità coinvolta: passaporti falsi, visti comprati, logistica nei paesi d'arrivo, smistamento presso i gruppi criminali locali. Il network allunga i tentacoli nelle ambasciate e negli uffici consolari italiani all’estero. Sco e Procure hanno rivolto da tempo l’attenzione a personale che opera in Argentina, Turchia, Iran, Bosnia, Cuba, Etiopia, Russia, Ucraina, Bielorussia, Romania, Pakistan, Algeria, Somalia, Albania. Si cerca di capire anche cosa si nasconda nei pacchetti di visti rilasciati ad agenzie turistiche di Paesi dove la vacanza è un lusso per pochi, o a visti di lavoro per “corpi di ballo", tutti al femminile. Gli atti relativi aperti ipotizzano vari reati, si va dall'abuso d'ufficio al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ma nei casi più gravi c’è anche la corruzione. Un tariffario emerge da ammissioni di persone ascoltate a Milano: a Cuba un visto verrebbe venduto a 4000 dollari, l’equivalente di 100 euro in Etiopia, 2500 euro nelle ex repubbliche sovietiche. L’inchiesta della procura di Frosinone ha portato alla scoperta di una banda che procurava visti falsi in Albania: la prima condanna è del febbraio 2000. Ma la corruzione alla periferia delle rappresentanze estere non è solo italiana, Parigi indaga su un mercato di propri visti in Bulgaria, Madrid sui falsi a beneficio di calciatori sudamericani. Tra Viminale e Farnesina (che ha disposto indagini interne, con esiti segreti) c’è un fitto carteggio, la cui rilevanza - ai fini di sicurezza - dopo l’11 settembre è montata. Anche i sindacati di polizia, ad esempio il Siulp, spingono verso più severi controlli all’estero e lamentano una scarsa collaborazione del personale diplomatico e consolare allorché si manifestano sospetti e si pone in discussione l’affidabilità delle procedure. Del problema si è fatto carico il Parlamento, An sollecita una commissione d’inchiesta su quella che ha definito la “tangentopoli dei visti" e i Ds spingono per «l’accertamento di connivenze e coperture». Tra le carte processuali c’è di tutto, visti contro denaro, ma anche contro prestazioni sessuali, per esempio a Cuba. Tra i clienti, il racket delle prostitute nigeriane, ma anche di peggio. Una cittadina italiana, Emanuela Frati, è stata arrestata un anno fa ed accusata di mediato la “vendita" (2.500 dollari al “pezzo") di 40 bambini sottratti all’orfanotrofio di Volgograd (l’ex Stalingrado) adottati in Italia con documenti falsi, inclusi i visti d’ingresso. I servizi di sicurezza russi temono che dietro queste adozioni vi possa essere un traffico di organi, e hanno accertato che 600 bambini di Volgograd sono stati fatti espatriare irregolarmente dal 1993 in Europa occidentale. Dice Enzo Fragalà, An: «La Farnesina è in ritardo e in imbarazzo, già nel 2001 l’allora ministro Lamberto Dini non ha risposto a una interrogazione che segnalava lo scandalo. Se non si fa pulizia, aboliamo il visto, perché lo compra chi non può ottenerlo, e con quello apparentemente regolare in frontiera trova un corsia preferenziale». Marco Zacchera, responsabile esteri di An, ritiene che i racket abbiano gioco facile all’estero soprattutto su «funzionari locali sottoposti a tentazioni economiche e spesso a veri ricatti». Per Giulio Calvisi, del dipartimento Immigrazione dei Ds, «la Farnesina deve mettere a disposizione dei magistrati tutte le carte e il governo deve rendere meno burocratiche le procedure: la corruzione si annida da sempre dove c'è molta discrezionalità». A queste denunce la Farnesina ha replicato osservando che le Procure indagano su alcune migliaia di permessi, ma all’estero i nostri uffici ne rilasciano una media di 2.750 al giorno, con un incremento del 20% rispetto agli anni ’90, mentre il personale addetto in 116 consolati (1.712 unità) è rimasto invariato.


Aggiornato il: 10 dicembre 2011