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Re: de L'ultimo viaggio a La Habana, il BREAK POINT

Autore: Silvano
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Date: Wednesday 20 February 2002
Time: 06.27

Commenti

Penso che con "break point" hai azzeccato un ottimo termine per definire quello che noi, vere e proprie macchine programmate, inserite nel contesto capitalista occidentale viviamo non appena viene aperto il portellone dell'aereo che ci catapulta sull'isla. E penso che molti di noi, il cosiddetto "punto di parità", inconsciamente lo stavano inseguendo già da tempo, l'unico problema stava nel fatto, che non si avevano esattamente le idee chiare su ciò che si stava affannosamente cercando. Quando atterri la prima volta a Cuba, e già dal momento in cui aprono il portellone e ti arriva in faccia l'inconfondibile vampata di aria calda e umida, si incominciano ad avere le prime risposte: incomincia a materializzarsi e a prendere forma nei nostri pensieri quello stato d'animo dalle mille sfacettature e in cui senza alcun dubbio il cosiddetto "break point" (veramente un eccellente defizione), unito ad una sensazione di pace e serenità, la fa da padrone sotto tutti i punti di vista. Arrivando a Cuba per la prima volta, ti si apre un mondo di cose che fino a poche ore prima credevamo non esistessero nemmeno, o perlomeno non esistessero piu'. Ti fa subito rendere conto, che le medesime, erano in realtà quelle che inconsciamente cercavi da sempre, quelle cose dimenticate, quelle cose che dentro nel vortice dell'attività produttiva del ns. contesto quotidiano, erano diventate (almeno per il sottoscritto) una necessità impellente. Ti rendi conto che a Cuba le stesse ci sono, siamo nell'anno 2002 ma ti mettono ancora nelle condizioni di poter sognare, di poter creare un distacco anche se di breve durata, da quel turbine in cui è strutturata la ns. di vita quotidiana, una vita all'insegna dell'attività produttiva, all'insegna della competizione e continua comparazione con il prossimo, una vita caratterizzata dalla continua ricerca del picco di massimo profitto o di come mettrlo nel c.... alla concorrenza.....e via dicendo. Il "break point" cubano è una sensazione che ti permettere di mettere da parte per un attimo tutti i contesti descritti sopra, penso che esso se si ha la fortuna di viverlo inoltre, rappresenti allo stato una vera e propria “fabbrica” rigeneratrice per l’animo, una fabbrica di energia vitale, ovvero se vogliamo vederlo sotto un punto di vista meramente venale, un investimento atto a migliorare le ns. performance nel contesto produttivo capitalistico in cui siamo immersi anima e corpo per tutto l’anno. Ritengo senz’ alcun dubbio che a Cuba ci si può ancora immergere e vivere nel “break point”, e il fatto che attualmente ci sia ancora un pezzo di terra al mondo che ti metta nelle condizioni di viverlo, non è a mio modestissimo avviso, cosa da niente. Mi viene in mente a proposito ciò che mi raccontava una amica un po’ di tempo fa, la stessa, dopo essersi fatta un anno di tirocinio presso un prestigioso studio legale di New York (è laureata in legge), ha deciso di farsi un mese a Cuba con la formula (a noi tanto cara) del solo volo. Ebbene, voi non potete immaginare una volta tornata in Italia, con quale difficoltà nonché affanno ed emozione tentava di riassumere quelle che sono state le sensazioni da lei vissute, la sua maggiore preoccupazione era determinata dal fatto, di non riuscire a spiegare ai suoi interlocutori in maniera sufficientemente efficace ed esaustiva quelli che erano gli stati d’animo, con quel caleidoscopio di sensazioni, vissuti in quel mese passato a La Habana in seguito ad un anno vissuto a New York. Potete ben immaginare, da New York a La Habana, quanto brusco e violento (in maniera piacevole), sia il passaggio da un mondo all’altro. In poche parole mi ha detto di essere passata da un contesto in cui praticamente sei semplicemente un numero, da un contesto in cui sei semplicemente un anello della catena del processo produttivo, (o produci e sei qualcuno, ma devi sempre stare in guardia da coloro che vogliono metterti i piedi in testa, oppure sei il nulla, puoi anche marcire, che di te non importa a nulla nessuno), ad un contesto in cui ti senti nuovamente una persona umana, una persona che può tornare a sognare e a vivere quei rapporti umani che facevano ormai parte delle belle cose dei tempi passati. Penso in merito, che effettivamente detto esempio sia un caso estremo, che la violenza del passaggio non sia comparabile per noi che viviamo in Italia, ma una “terapia d’urto simile”, contribuisce in maniera determinante alla nascita e al mantenimento del “break point” divenuto in seguito una necessità vitale. Ecco cos’è Cuba per me, è il punto di parità, penso che non ci siano luoghi al mondo che ti permettano di viverlo cosi’ intensamente come nella ns. amata Isla. Que viva sempre Cuba y todo su maravilloso pueblo. Silvano


Aggiornato il: 10 dicembre 2011